L’intervento psicomotorio educativo – preventivo è orientato ad attivare i potenziali evolutivi dei bambini, valorizzando i seguenti aspetti:
- la dimensione relazionale tra adulto e bambino;
- la dimensione del gruppo naturale dei pari;
- la dimensione ludica;
- la dimensione creativa.
All’interno dei percorsi psicomotori proposti ai bambini si effettua la prevenzione primaria, che si attua promuovendo e sviluppando le potenzialità personali dei bambini: vengono stimolate le funzioni fondamentali ad una crescita sana ed equilibrata e cioè le capacità di regolazione emotiva nell’azione e nel gioco, i processi di individuazione e di socializzazione, lo sviluppo della creatività e del decentramento cognitivo.
Nel contempo si attua la prevenzione secondaria, la rilevazione dei fattori di rischio che potrebbero rallentare il processo di crescita di un bambino, in particolar modo per quanto concerne l’integrazione tra le diverse aree di sviluppo: motoria, cognitiva ed affettivo-relazionale. Lo psicomotricista, nel suo impegno in ambito educativo, porta la propria capacità di osservare e comprendere il mondo interiore dei bambini e le loro difficoltà personali, supportando l’integrazione delle diverse parti, all’interno della dinamica interpersonale del gioco.
Fondamentale è il coinvolgimento dei genitori con la finalità specifica di offrire forme di supporto dirette alla loro partecipazione attiva nel percorso di crescita dei figli.
Alcuni aspetti hanno assunto un valore fondante nella pratica psicomotoria:
- valorizzazione dell’intervento di gruppo, con la messa in atto di situazioni/giochi incentrati sulla valorizzazione e integrazione delle differenze personali (abilità, genere, cultura, provenienza, età …)
- superamento della scissione tra processi cognitivi e relazionali, collocando l’intervento psicomotorio all’interno di una “cultura della complessità”, nel dialogo con altre discipline del campo educativo e formativo.
Lo psicomotricista: il ruolo
Nell’intervento psicomotorio educativo il ruolo dell’adulto si delinea nella funzione specifica di far emergere le risorse autentiche del bambino, adottando un atteggiamento di osservazione di ciò che il bambino realizza nel gioco, dando spazio alla sua azione spontanea.
Lo/a psicomotricista si pone esattamente questo obiettivo: offrire al singolo bambino e al gruppo dei bambini una vera e propria ‘palestra emotiva’, dove ciò che è messo in gioco è proprio la capacità di regolazione e di condivisione delle emozioni nel e attraverso il gruppo e il setting in cui il gioco trova forma, concretezza e contenimento.
L’adulto ha un ruolo di facilitatore, rispetto alla naturale evoluzione del bambino, ma allo stesso tempo, nella sua capacità di ascolto, di attivatore delle risorse personali che emergono gradualmente nelle situazioni di gioco.
La proposta psicomotoria è in grado di offrire la propria azione di supporto a favore di uno sviluppo ecologico della relazione tra bambini e adulti, anche grazie ad un particolare approccio metodologico, che sa attivare i potenziali di tutti i bambini, in modo ludico, divertente, non intrusivo, dato che: “l’intervento psicomotorio nel suo setting specifico non mira a eliminare i sintomi del disagio agendo direttamente sul bambino, ma molto più realisticamente fa sì che l’uso del corpo, del movimento e del gioco non creino o creino il minor disagio possibile al bambino nel suo rapporto con se stesso, gli altri e il mondo esterno, attraverso una opportuna ed efficace manipolazione del setting psicomotorio in cui ciò avviene. Il che può affettivamente ridurre o eliminare il disagio stesso, quando fosse determinato o fortemente influenzato da un cattivo rapporto del bambino con se stesso, gli altri o gli elementi del mondo esterno” (Nicolodi 2006).
Dott. Renzo Sanavia, Psicomotricista Relazionale e Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva