Caro Tsumbe,

ti lascio questa lettera di ringraziamento perché credo sia la migliore forma per restituirti il sentimento di riconoscenza che provo.

Ti ringrazio innanzi tutto di avere condiviso la tua esperienza di viaggiatore e di esploratore capace di raccogliere le note più intime delle realtà in cui hai vissuto.

Ti porto i ringraziamenti anche delle tante persone che non hanno avuto modo di incontrarti personalmente ma solo attraverso le dimostrazioni alle tue presentazioni.

I commenti che mi sono stati riportati hanno sottolineato la forza di comunicazione della tua voce e delle tue rappresentazioni.

A questo è sempre stato accompagnato un commento forse più importante, quello di averti percepito come una persona limpida, senza artefatti, senza bisogno di dimostrare qualcosa. Ecco, questa tua semplicità ha portato ancor più che la forza della tua voce o dei tuoi gesti, che evocano naturalmente il valore che porti con te, il valore che è nella tua anima, un valore che porti in te e non è acquistabile.

Ecco questo è percepito in modo diretto e quindi ti porto i ringraziamenti e l’apprezzamento di tutte queste persone per ciò che hai offerto.

Ci hai portato senza dubbio a ricontattare la qualità più semplice della spiritualità, quella che ci permette di avvicinare il nostro mondo più intimo, il mondo dell’anima e le essenze che alimentano ogni esistenza. Quello che ci hai offerto è la visione della pratica più arcaica che attraverso i rituali ci avvicina al mondo più profondo non solo personale ma di tutte le cose che esistono, gli animali, le piante, il tuo amato camaleonte che vive i suoi aspetti con la paura di perdersi per le qualità che porta con sé.

La cosa che personalmente mi ha toccato di più è che ho visto nelle successioni delle tue pratiche, il percorso di base per ogni forma di preghiera: il percorso di preparazione all’incontro con lo spirito che anima tutte le cose. Il prepararsi con una accuratezza che noi occidentali abbiamo perso bruciati dalla necessità di controllare il tempo. Questo tempo tu lo hai dilatato e hai dato chiaramente il senso che il tempo serve: serve per immergersi nella profondità.

Nella tua ritualità hai richiamato alla necessità di creare degli spazi sacri, spazi continuamente rigenerati e non di forma. All’interno di questi spazi possiamo preparaci a creare il vuoto per essere accoglienti per riuscire ad accogliere l’anima di ogni forma esistente.

Ci hai permesso di percepire quel vuoto che fa da sostanza all’accoglienza, all’ascolto, alla percezione, alla chiaroveggenza, alla contemplazione, al dialogo con l’anima del mondo.

Che altro dire, ti ho incontrato osservandoti come una strana creatura con un cappellino di paglia, e non hai fatto nessuno sforzo per dire quello che eri e cosa portavi…. e che dire della tua compagna di vita che nello stesso modo sostiene il suo compagno con rara delicatezza. Questa vostra unione, la forza dell’uomo e della donna che si uniscono e creano lo spazio fertile permetterà certamente di generare qualcosa di straordinario.

Rinnovo questo mio ringraziamento e il sentimento di riconoscenza perché al di là di tutto ti ho sentito fratello in questo viaggio che ciascuno di noi fa per trovare la sua meta.

Io credo che tu abbia un grande compito e ci sia molto ancora da scoprire per te in te stesso ma che sarà senz’altro un percorso di grande soddisfazione e utilità.

Vedo grandi opere, il tuo sguardo che guarda il mondo esterno e non vede confini in questo. Sei capace di raccogliere ciò che vive e integrarlo nella tua proposta di vita.

Credo che questo sia una delle qualità del tuo camaleonte, la capacità di accogliere, la capacità di sentirti trasformare e questa è la qualità dell’uomo che non è chiuso in sé stesso ed è continuamente capace di dialogare con l’altro e di restituirsi in ogni situazione portando la ricchezza del patrimonio di esperienza acquisito. Bisogna essere vuoti per accogliere e credo che questa sia la chiave importante che hai portato. Voglio anche sottolineare come sei riuscito a stupire semplicemente offrendoci le ritualità del tuo popolo, ci hai fatto percepire come l’ancestrale è vicino al linguaggio puro, diretto che non ha bisogno di parole articolate, non ha bisogno di estetica, è fatto di dialogo: capacità di dare posto all’altro dentro di sé e averne cura, senza preclusione o diffidenza. C’è il bene il male, c’è il buono e il cattivo, c’è quello che ci fa male c’è lo spirito che ci cura, ci sono le nostre ombre, i nostri limiti e le nostre virtù, tutto è accettato con semplicità perché tutto è parte di questa natura …e anche questo ci hai restituito, il senso che tutto è naturale così come il giorno e la notte l’ombra e la luce dialogano dentro di noi e li possiamo ballare, cantare e li possiamo offrire come doni agli spiriti perché possano averne cura.

E anche questo chiedere con umiltà alle forze dell’anima del mondo d’entrare in una piccola zucca, un contenitore semplice, fondersi con l’olio che diventerà medicamento, quale più bell’esempio di una natura che dialoga con noi e quale migliore esempio della capacità di trovare uno strumento semplice per dialogare con la natura e farne un’unica realtà. Hai risvegliato la percezione di arcaico che raramente si sente così nitida, quel vuoto che ci fa percepire l’ancestrale, le forze dell’origine, il rapporto con la natura e tutto questo in un silenzio che ci riporta a ciò che siamo, alla nostra origine, facendo sentire questo incontro vero.

Grazie Tsumbe ancora, la Casa Azzurra ti porta nella sua anima, vorremmo tu portassi noi nella tua Casa. Noi ti teniamo con noi come un bene prezioso che ci aiuta a essere più semplici, più vuoti, più rispettosi del tempo necessario.

 

Roberto Mugliari, Presidente La Casa Azzurra asd